Le 5 cose che ogni neogenitore detesta quando ritorna a casa

L’arrivo di un bambino è sempre un lieto evento, quella che prima era una semplice coppia si trasforma come per incanto in una famiglia. La gioia dell’arrivo a casa, le domeniche in tre sotto il piumone ad oziare. La casa che si riempie di felicità e spensieratezza come fanno vedere nelle pubblicità o nei film. Tutte cazzate!

Il giorno prima del parto sarà l’ultimo giorno di vita da poter dedicare al riposo per tutta la restante vita da genitore.

Prima arrivano le colichette, poi arrivano i dentini, poi arriva l’infanzia, poi arriva l’adolescenza… in pratica ogni volta che finisce un periodo, e tu speri di poterti iniziare a riposare, ne arriva uno nuovo che ti farà dormire ancora meno.

I figli, quando sono piccoli te li mangeresti di baci, quando sono grandi ti penti di non averlo fatto.

Ma prima di questi problemi, che facili non sono, c’è qualcosa di molto peggio che arriva prima: le visite di parenti, conoscenti e amici.
Ecco quindi le 5 cose che ogni neogenitore imparerà ad odiare non appena farà ritorno a casa:

1

Le visite dei parenti

Ok, la nascita di un bebè è una gioia per tutti e tutti desiderano fare la sua conoscenza, ma da qui al fracassamento di maroni per le troppe visite a casa i primi giorni, il passo è davvero breve.

Non fai in tempo ad accompagnare qualcuno alla porta che risuona il citofono. È una processione senza fine, la casa si riempie di completini e giocattoli tutti uguali. Tu cerchi la calma e il riposo e ogni volta che il piccolo riesce a prendere sonno, bussano di nuovo alla porta.

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2

Le somiglianze

Con l’arrivo dei parenti a casa inizia anche un altro rituale: quello dell’indovina chi.

“Ha i tuoi occhi!”, “Ha le tue orecchie!”, “Ha il naso di lei”, “Ha le mani della nonna!”, “Ha i piedi del nonno!”. Come se invece di un ovulo fosse uscito da un ovetto kinder. In generale i parenti di lei diranno che somiglia a lei o qualcuno della sua famiglia, i parenti di lui diranno che somiglia a lui o a qualcuno della sua famiglia. Una rottura di palle che magari le prima volte ti farà sorridere ma che poi inizia a fartele cascare al piano di sotto.

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3

Tutti laureati in medicina

Il bimbo piange e sfortunatamente hai visite a casa, ecco che entrano tutti in modalità Dr House:

“Eh, deve mangiare”
+ “Ma fatti i cazzi tuoi” (Vorresti rispondere) “Ha mangiato già!” (rispondi)
– “Allora sono i dentini!”
+ Ma che cazzata! (Vorresti rispondere) “È appena nato, non li ha ancora!” (rispondi)
– “Allora ha sonno”
– “Si è appena svegliato”
+ “Allora è Lupus!”
– “E basta che hai rotto il cazzo!” (Così vorresti chiudere, invece si va avanti così ancora per molto)

In generale le persone non sanno quando tenere la bocca chiusa e farsi i fatti propri.

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4

Il pallone da rugby

Con le prime visite inizia anche un nuovo rituale quello del bambino che si trasforma in un pallone da rugby, tutti lo volgiono in braccio, ti placcano per averlo, tu li scansi ma loro non ti mollano. Non è che non ti fidi di loro, è che ai tuoi occhi hanno tutti il parkinson.

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5

La competizione

Altra triste tappa obbligata per ogni neogenitore è quella della competizione.

+ “Ma ancora non parla? Il mio alla sua età parlava già tre lingue!”
– “Ma hai già smesso di allattarlo? Io il mio l’ho allattato fino a 33 anni!”
+ “Ma ancora non cammina? Il mio alla sua età aveva già vinto le Olimpiadi!”
– “Che belli questi disegni! Il mio alla sua età ha fatto un affresco nella Cappella Sistina!”

Concludo dicendo che il ritorno a casa sarebbe senz’altro meno traumatico se la gente imparasse a tenere la bocca chiusa.

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