I film sui supereroi hanno rotto le palle

Stati Uniti, anno 2008. Inizia ufficialmente la nuova era dei supereroi della Marvel Cinematic Universe. Nelle sale cinematografiche fa capolino Ironman, interpretato da un rinato Robert Downey Jr. Un successo al botteghino stratosferico, pubblico e critica per una volta tutti d’accordo, il film viene addiruttura candidato a ben due Oscar. Ciò che non sapevamo era tutto il casino che sarebbe arrivato dopo.

Fino agli anni ’80 e ’90 i film sui supereoi di più successo erano stati quelli della DC Comics con protagonisti Superman e Batman e Spider-man per la Marvel; Hulk e Wonder Woman invece avevano le loro serie tv. Niente di più.

 

E dire che fino al 2008 la Marvel se la passava abbastanza male, basti pensare che, per pochi spicci, la Sony si portò a casa i diritti di Spider-man. Cosa che ancora oggi rappresenta un danno incredibile per la Disney dato che non può utilizzare Spiderman a proprio piacimento.
Ironman ha rappresentato l’anno 0 dei supereroi. Il momento esatto in cui tutto è cambiato per sempre.

La gente aveva fame e la Disney ha iniziato a rimpinzarli con la fatidica “Fase 1”:

– Ironman (2008)
– L’incredibile Hulk (2008)
– Ironman 2 (2010)
– Thor (2011)
– Captain America (2011)
– The Avengers (2012)

Più o meno uno all’anno come gli iPhone per la Apple di Steve Jobs.

Anche se il pubblico iniziava a sentirsi sazio, la Disney aveva già pronta la “Fase 2”:
– Ironman 3 (2013)
– Thor: The Dark World (2013)
– Captain America: The winter soldier (2014)
– I Guardiani della Galassia (2014)
– Avengeres: Age of Ultron (2015)
– Ant-Man (2015)

Due supereroi all’anno, come gli iPhone per la Apple di Tim Cook. Il pubblico oramai è con la pancia piena ma continua ad essere imboccato, ed ecco che arriva la “Fase 3”:

– Captain America: Civil War (2016)
– Doctor Strange (2016)
– I Guardiani della Galassia Vol.2 (2017)
– Spider-Man Homecoming (2017)
– Thor: Ragnarok (2017)
– Black Panther (2018)
– Avengers: Infinity War (2018)
– Ant-Man and the Wasp (2018)
– Captain Marvel (2019)
– Avengeres: Endgame (2019)
– Spider-Man: Dar from Home (2019)

Tre prodotti all’anno, come fa la Apple da qualche tempo a questa parte. E questo senza contare le decine e decine di serie tv in giro su tutte le piattaforme di streaming.

Da 15 anni non si parla d’altro. Pubblicità, merchandising, film, serie-tv, cartoni animati, ovunque ci si giri ci sono foto di questi attori quarantenni vestiti come dodicenni, con tutine attillate e con addominali disegnati. Non sarebbe un problema se ciò non avesse avuto delle gravi ripercussioni su tutto il settore cinematografico, del resto chiunque con i propri soldi può vedere ciò che vuole. Ma se tu, produttore cinematografico, sai che oramai al cinema la gente va solo per vedere i film sui supereroi, diventa difficile che tu abbia voglia di investire i tuoi capitali in opere differenti.

Dal 2008, tutto è diventato più piatto, c’è poca varietà di film perché il pubblico che non va al cinema resta a casa a guardare serie-tv. Le piattaforme di streaming sono spuntate come funghi.

 

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Anche registi del calibro di Martin Scorzese sono scesi in campo:

Molte saghe cinematografiche sono fatte da persone di notevole talento e capacità. Si vede, sullo schermo. Il fatto che quei film a me non interessino è una questione di gusti e temperamento. So che se fossi più giovane, se fossi cresciuto più tardi, sarei probabilmente stato entusiasta di vedere questi film, e magari persino di farne uno io stesso. Ma sono cresciuto in un altro periodo storico e ho sviluppato un gusto per i film – per quello che furono e potrebbero essere – che è lontano dall’Universo Marvel tanto quanto la Terra è lontana da Alpha Centauri.

 

Il genere dei fumetti è stato spolpato così tanto dalla Marvel/DC & co. da essere diventato esso stesso banale e di scarsa qualità. Cosa fare quindi per aumentare i propri profitti? Si strizza l’occhio alle minoranze e ai nuovi mercati. Ecco quindi un reboot di Spider-Man che per incanto si tramuta in un ragazzo di colore-latino-americano, poi arriva Shang-Chi per strizzare l’occhio ad un potenziale mercato composto da un miliardo di cinesi. Black Panther per aggraziarsi gli afro-americani, anche se non te ne frega un cazzo degli afro-americani.

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E se si esaurisce anche questo filone? Ecco che si abbraccia la decantata cultura woke tanto in voga nella terra dei bigotti statunitensi. Con indiscrezioni trapelate dagli studios degne di Novella 2000, scopriamo che:

– Il figlio di Superman è bisessuale
– Robin di Batman è gay
– Lanterna Verde dirà ai suoi figli di essere omosessuale
– Batwoman è lesbica
– Deadpool è pansessuale
– Ci sarà un nuovo Captain America gay e attivista LGBTQ
– Loki è gender-fluid

Per carità di Dio, nulla in contrario, ma mannaggia la puttana miseria, inventate personaggi nuovi! Perché andare a riscrivere quelli vecchi? Perché inserire in maniera così forzata pipponi moralistici, da parte di una nazione che di morale ha ben poco da insegnare?

E allora a questo punto, se dobbiamo parlare di morale, perché non fare anche un reboot della serie sugli X-Men con a capo un Professor X afro-americano, costretto su di una sedie a rotelle a causa di un colpo esploso da un poliziotto durante un posto di blocco?

E se invece trattassimo queste tematiche così importanti e delicate con film veri? No perché io ho serie difficoltà a prendere seriamente messaggi lanciati da personaggi vestiti con i costumi di carnevale.

Ma è chiedere tanto andare al cinema per vedere un film su gente che semplicemente si riempie di mazzate e basta?

È proprio necessario produrre decine di film dalla durata di 4 ore in cui forzatamente si inseriscono tutte le tematiche di questo mondo?

Io non ce la faccio, passo!

 

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