I tanti modi in cui gli antichi greci definivano l’amore

Oggi utilizziamo la parola amore senza distinzioni. Amiamo ciò che facciamo, amiamo una persona, amiamo un amico o amiamo una nostra passione. In questo modo però sviliamo un sentimento molto più ampio di una singola parola. Gli antichi greci però non erano come noi, amavano studiare la natura umana, organizzavano simposi per sviscerare argomenti o per arricchirsi con altri punti di vista. Erano capaci di cogliere tutte le sfaccettature di un sentimento ed ecco perché, al contrario di noi, avevano almeno una decina di parole per riferirsi all’amore.

Gli antichi greci avevano una parola per tutto, come i tedeschi.

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Quante volte abbiamo chiamato prematuramente amore quella che poi si è rivelata una semplice cotta passeggera? Diciamo di amare un fratello, eppure non è lo stesso amore che proviamo per il nostro partner. Amiamo il nostro migliore amico, però non ce lo porteremmo mai a letto. Nell’antica grecia questa generalizzazione non poteva esserci. Ogni sfumatura dell’amore aveva per un nome proprio. Erano riusciti ad individuarne lo spettro.

Philautia (φιλαυτία)

È l’amore che si prova per se stessi. Il preoccuparsi della propria felicità. Aristotale divideva la Philautia in due tipologie. Una negativa legata alla vanità o all’egoismo ed una positiva tesa a migliorare se stessi.

Philia (φιλία)

È il sentimento che si prova condividendo una profonda amicizia. Come due migliori amici o come due soldati che combattono insieme al fronte. Quel tipo di rapporto che potrebbe essere definito fraterno anche se non ci sono rapporti di sangue.

Storge (στοργή)

È l’amore che si prova per la propria famiglia. Quel tipo di amore tenero che un genitore prova per i propri figli o che un figlio prova per i propri genitori. L’amore che c’è tra due fratelli. È un amore che presuppone il prendersi cura l’uno dell’altro incondizionatamente. Un tipo di rapporto che non può essere spezzato.

Eros (έρως)

Eros è il simbolo dell’amore dominato dal desiderio carnale. Quel tipo di amore che potrebbe spingerti ad azioni irrazionali. Un sentimento così forte da sottomettere chi lo prova.

Pothos (Πόθος)

Photos è il fratello di Eros, rappresenta un amore idealizzato che si prova nei confronti di qualcuno lontano dalla nostra vita. Ciò che i ragazzi di oggi definirebbero “crush”. Quel tipo di cotta che ha valore perché fondamentalmente irrealizzabile.

Himeros (ἵμερος)

Himeros è un altro fratello di Eros. Rappresenta l’amore, probabilmente non ricambiato, che ti fa ardere dal desiderio. Che ti spingerebbe a fare una sciocchezza pur di appagarlo. È un sentimento primitivo che necessita di essere soddisfatto.

Anteros (αντέρως)

Ancora un fratello di Eros. È l’amore corrisposto. La mitologia narra che Afrodite, preoccupata per la lenta crescita di Eros si rivolse a Temi la quale le disse che Eros sarebbe cresciuto solo grazie all’amore di un fratello. Afrodite generò quindi Anteros e, come previsto, Eros iniziò a crescere, ma cresceva solo se i due erano insieme. Quando si allontanavano, Eros tornava piccolo.
La metafora perfetta. Senza un amore corrisposto non si cresce.

Pragma (πρᾶγμα)

Il pragma è un amore maturo, incondizionato come può essere quello tra due persone che vivono insieme oramai da tempo. Quel tipo di rapporto che spinge le persone a smussare i propri spigoli per poter meglio vivere insieme al proprio partner. Un amore basato su pazienza e anche piccoli compromessi necessari per non rovinare tutto ciò che insieme si è costruito.

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Agape (αγάπη)

È l’amore assoluto, incondizionato, supera tutti i limiti, non conosce distanze, di natura quasi astratta. È un dare senza aspettarsi nulla in cambio. I cristiani lo hanno associato al sentimento che c’è tra uomo e Dio e Dio e uomo.

Thelema (θέλημα)

È l’amore che si prova per ciò che si fa. Un mestiere, un hobby, imparare cose nuove o un viaggio. Quello che definiremmo una passione.

 

Ci rendiamo conto di quanto fossero avanti? Oggi non abbiamo più tempo per queste cose, andiamo di fretta, dobbiamo produrre. Non abbiamo più voglia di conoscere noi stessi. La scienza avrà anche fatto passi da gigante, ma un mondo senza sentimenti è un mondo grigio. Abbiamo dimenticato che, se oggi siamo dove siamo, lo dobbiamo a chi ci ha preceduto. Forse dovremmo ascoltarli. Gli antichi hanno ancora tanto da insegnarci.

 

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