L’italiano è una lingua troppo sopravvalutata

L’italiano è una lingua sopravvalutata. Non prendetevela, è così.

Spesso ci giudichiamo e parliamo come farebbero dei nobili decaduti. Siamo accecati dallo splendore di ciò che siamo stati in passato, lodandocene, incuranti di ciò che accade nel presente e di ciò che sarà il futuro.
Spesso ci sopravvalutiamo, soprattutto quando parliamo di noi con gli stranieri.

Sport, architettura, gastronomia, ingegneria, letteratura. A sentirci parlare dovremmo essere i primi al mondo in ogni ambito. Eppure così non è. Basta uscire dai confini nazionali per scoprire che tutto sommato ci sono altri posti in cui si mangia relativamente bene, in cui sono presenti paesaggi mozzafiato e città meravigliose ricche di storia.

Tra le tante lodi che tessiamo nei nostri stessi confronti, una in particolare riesce sempre a stamparmi una smorfia sul volto ed è questa affermazione: l’italiano è la lingua più bella del mondo!

Leggi anche: Ecco perché alcune nazioni hanno delle lingue di merda

Tagliamo subito la testa al toro: non è vero! L’italiano è una lingua difficilissima, piena di regole, ne ha così tante che può capitare a chiunque di imbattersi in errori grossolani. Regole, eccezioni, regole e ancora eccezioni. La lingua perfetta per una nazione che ha fatto dell’infinita burocrazia la propria bandiera.

L’italiano è una lingua che affonda le proprie radici nel Basso Medioevo, un’epoca in cui gli uomini andavano a lavorare o a combattere in guerra e le donne restavano a casa a badare alla famiglia. Ecco perché tutti i termini che identificano una professione sono al maschile, anzi, quasi tutti, casalinga infatti nasce la femminile.

È il lato oscuro delle lingue neolatine: una grammatica fortemente genere-specifica e ciò significa che gli aggettivi, i sostantivi e i verbi cambiano in base al genere del soggetto. Questo rende difficile modificare i termini professionali per renderli più inclusivi senza creare confusione nella grammatica.
Inoltre, nonostante l’italiano sia una lingua vivente e in continua evoluzione, sembra ci sia poca voglia da parte della comunità linguistica di coniare nuovi termini professionali per renderli più inclusivi.

Lo ammetto, quando sento la parola ingegnera o architetta mi viene un tic all’occhio, non si può sentire. Ci hanno provato tentanto di inserire lo schwa, in pratica ciò che è presente nella lingua napoletana da sempre ma che in italiano suona quasi come il milanese corsivo. Una cosa orribile.

E dei verbi ne vogliamo parlare? Esistono lingue lì fuori in cui non si pestano i piedi a vicenda. In italiano esistono verbi che non sono capaci di farsi i cazzi propri, spesso capita infatti di trovare condizionali che si spacciano per congiuntivi e viceversa.

Cosa dire poi delle parole che non esistono? Nel corso degli anni abbiamo dovuto importare centinaia di parole straniere perché i linguisti non sono stati capaci di idearne di nuove. Questo ha portato anche all’italianizzazione di parole inglesi:

– Per favore mi “scannerizzi” – “scanni” – “scandizzi” – “scansioni” – “scansisci” questo documento?
– Ma quanto è vecchio questo gioco? È tutto “pixelloso” – “pixellato”!

Roba da far accapponare la pelle e il bello è che, anche facendo qualche ricerca, non si capisce una mazza e così ognuno si arrangia come può scegliendo la parola che al momento gli suona meglio.

Manca poi una vera e propria standardizzazione della lingua che, all’orecchio di uno straniero, appare sempre diversa a seconda della località che si visita. Non esistono due luoghi in Italia in cui si parli allo stesso modo l’italiano.

Quindi no, l’italiano per me non è la lingua perfetta che in molti credono di parlare. È una lingua inutilmente difficile, una lingua che nemmeno gli italiani sanno parlare.

 

Resta aggiornato sugli ultimi articoli scritti
Clicca qui per seguire il Blog su Telegram
Clicca qui per seguire il blog su Twitter