Quella volta in cui giurai vendetta contro la Circumvesuviana di Napoli

Dopo aver visto la top 5 delle mie figure di merda, ecco di nuovo un episodio tratto dalla mia vita.

Frequentavo il quarto anno di liceo, erano gli anni ’90. Ogni mattina ero costretto a prendere la Circumvesuviana per raggiungerlo. Si ho scritto “costretto“, chi abita nella zona vesuviana di Napoli sa bene cosa significhi raggiungere la propria destinazione utilizzando questi treni merce stracarichi di gente.
Una mattina però mi svegliai in ritardo, erano quasi le 8, così mia madre si offrì di darmi un passaggio con la macchina fino a scuola. Una volta fuori il liceo però decisi di non entrare ancora, preferivo aspettare che mi raggiungesse il mio compagno di banco che nel frattempo era in ritardo proprio a causa della vesuviana. Stanco di aspettare fuori, mi incamminai sulla banchina e dopo poco il treno arrivò. Il mio amico scese e ci dirigemmo verso l’uscita. All’improvviso il fracasso della gente si fece più forte, il personale della Circuvesuviana aveva chiuso la stazione, era in corso un blitz per multare tutti quelli senza biglietto.

Oh cazzo! Io non ho preso il treno, sono entrato in stazione solo per aspettare il mio amico!
E ora che faccio?

Non ve la tiro per le lunghe, fermarono anche me e mi multarono, ingiustamente. Per minuti interi provai a spiegare ciò che era successo, ma niente. Era la parola mia contro la loro! Non avevo speranze.

Naturalmente pagai la multa lo stesso giorno. Avevo il cervello che mi fumava dalla rabbia, anzi, ero incazzato nero! Così presi una decisione:

Il senso di rivalsa scorreva potente in me. Decisi di passare dalle parole ai fatti già dal mattino seguente.

Da quel giorno iniziai a fare sempre sempre la stessa cosa:

Mi svegliavo e raggiungevo la stazione. Poco dopo mi appostavo sulla banchina in attesa che il treno arrivasse. Quando lo sentivo arrivare aguzzavo la mia vista da falco in cerca del vagone in cui era il controllore e, prima che si fermasse, mi dirigevo proprio verso quella. Le porte si aprivano, io e lui eravamo faccia a faccia proprio come in un film sul Far-West di Sergio Leone.

Lui mi guardava, io lo guardavo. Uno scambio di sguardi che durava una manciata di secondi ma che in quei momenti sembravano interminabili. Sapevo cosa voleva chiedermi ma non gliene davo il tempo, mi voltavo di spalle ed iniziavo a correre sulla banchina a più non posso verso il vagone più lontano, del tipo Forrest Gump levati proprio! Inutile dire che sistematicamente venivo inseguito, ma io ero sempre più veloce (facevo sport agonistico e quindi ero super allenato) e quindi riuscivo a raggiungerlo senza problemi. Entravo e mi mettevo di spalle attendendo di essere raggiunto. Quando entrava udivo il suo fiatone, potevo sentire i suoi occhi che mi cercavano anche se non potevo vederlo. Si avvicinava e con una enorme pacca sulla spalla alla Cannavacciuolo mi faceva girare. Aveva lo sguardo del leone che dopo un lungo inseguimento finalmente raggiunge la sua gazzella. Con un ghigno da bullo e a voce alta, ancora ansimando, esclamava:

Giovanotto, favorisca il biglietto!

Era in questo preciso istante che, con una flemma che di solito caratterizza gli inglesi, portavo la mano alla tasca e con un sorriso a 32 denti rispondevo:

Si certo, ecco a lei, tenga!

Io il biglietto lo facevo sempre all’ingresso in stazione, ma avevo deciso che mi sarei vendicato così, prendendo per il culo i controllori.

Era stupendo vedere il loro ghigno trasformarsi in tristezza, vedere il sudore post jogging sgorgare dai pori come delle piccole cascate. Provocare in un sol colpo talmente tanta delusione e frustrazione da poterla toccare con mano.  Avrò fatto questo scherzo decine e decine di volte ed ogni volta è stata come la prima volta.

Da piccolo ero stronzo.

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